Centrale Idrodinamica Con la costruzione delle banchine e dei magazzini del porto si pone il problema di costruire un sistema generatore di energia centralizzata e di trasferirla nei vari punti del Porto.
A quell’epoca, la fine dell’ottocento, l’energia elettrica impiegata per l’industria era ancora alle prime armi. Si scelse così di utilizzare un sistema che sfruttasse l’acqua in pressione, già utilizzato in altri porti del mondo (Amburgo, Buenos Aires, Calcutta e anche Genova).\r\n\r\n
Vengono posizionati in cunicoli ispezionabili più di 6.500 metri di tubazioni che raggiungono oltre cento gru e cinquanta montacarichi. Attraverso un sistema di controllo manuale che interviene sulla pressione dell’acqua di ogni singolo impianto vengono movimentate le gru a secondo del bisogno.\r\n\r\n
L’impianto era all’avanguardia quando fu progettato e costruito. Più avanti fra il 1936 e il 1939, i motori a vapore che servivano per portare in pressione l’acqua, furono sostituiti da motori elettrici. L’insieme è stato in servizio più di cento anni, fino al 15 giugno 1988.
Tutto l’edificio della centrale, compreso le macchine e le pompe sono rimasti unici al mondo e si trovano in perfetto stato di conservazione e ancora funzionanti.\r\n\r\n
Costituiscono un manufatto di archeologia industriale estremamente prezioso. I macchinari e l’intero edificio è stato restaurato e si offre sia come monumento di archeologia industriale, sia come sede espositiva per mostre ed eventi di vario tipo.\r\n\r\n
Anch’esso, insieme alla Sottostazione Elettrica di Riconversione e al magazzino 26 costituiscono le basi del Polo Museale del Porto Vecchio di Trieste. L’operazione è stata resa possibile grazie all’impegno dei volontari di Italia Nostra che a richiesta e in occasioni particolari garantiscono l’apertura delle strutture e organizzano le visite guidate.\r\n\r\n
La Centrale Idrodinamica insieme alla Sottostazione Elettrica è visibile dall’esterno nel piazzale antistante il magazzino 26.