Dopo la fine della guerra la città vive lunghi momenti di incertezza con la divisione dei territori limitrofi in zona A, gestita dall’Italia e zona B sotto l’influenza dalle forze iugoslave del Marescallo Tito. Vecchi conflitti non sanati acuiti dalla compromissione dell’Italia fascista con la politica di dominazione nazista contribuiscono a creare situazioni di tensione. Il timore di rappresaglie e di discriminazioni determinano l’esodo di decine di migliaia di italiani che abbandonano le terre che saranno governate dalla nascente Jugoslavia. Odi personali, risentimenti raziali, contrapposizioni politiche scatenarono quell’oscuro periodo in cui le foibe del Carso furono utilizzate come tombe a celo aperto di colpevoli e innocenti, vittime di un destino dominato dall’odio.
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