I bacini del Porto Vecchio in cui potevano attraccare le navi erano quattro, con cinque moli, dal molo 0 al molo IV. Oggi ne sono rimasti solo tre perchè il bacino 1 è stato interrato negli anni 90 del secolo scorso per creare l’area dell’Adria Terminal data in gestione a due società, la C. Steinweg-GMT, specializzata nelle spedizioni, nel trasporto, nello stoccaggio e nella movimentazione di merci varie, che opera prevalentemente con metalli non ferrosi, acciai, ferroleghe e rottami, e la Saipem che ha realizzato una base operativa di carattere logistico-marino ad alto contenuto tecnologico, dove vengono montati, assemblati e testati i sistemi di scavo subacqueo, di interro e tutti i sistemi utilizzati in ambito offshore di cui la divisione che opera a Trieste dispone. Si tratta di un centro di test e di manutenzione di sofisticati apparecchi destinati a riparare le condotte energetiche sottomarine.
Le strade interne erano tre tutte parallele al mare, una lungo i binari ferroviari, l’altra lungo la riva e la terza in mezzo. Quasi tutte le strade erano percorse da rotaie, perchè l’integrazione con la ferrovia per il trasporto su ferro verso Vienna e il nord Europa è stato l’elemento fondativo del progetto del Porto. Prima c’è stato il progetto di costruzione della ferrovia e a seguire la costruzione del Porto Nuovo rispetto al vecchio che si inseriva nella città lungo il canale.